Affidarsi solo alla pensione pubblica oggi è a dir poco rischioso.
Il sistema previdenziale italiano mostra da tempo crepe e segni di difficoltà, e la sostenibilità futura è sempre più aleatoria.
Basti pensare che contiamo ormai più neo-pensionati che neo-nati...
Sebbene i numeri parlino chiaro (la spesa pensionistica del nostro Paese è già al 15,6% del PIL e si stima salirà al 17% entro i prossimi 15 anni), girano un paio di dati preoccupanti: solo 1 italiano su 4 sta investendo in strumenti di previdenza integrativa, e solo 1 lavoratore su 3 decide di conferire il suo TFR a un fondo pensione o a un piano individuale pensionistico.
L'apatia degli italiani nei confronti dei fondi pensione è piuttosto evidente anche dalle statistiche nazionali degli ultimi 16 anni: dal 2007 al 2023 soltanto il 22% del controvalore totale dei TFR italiani (97 miliardi di €) è stato destinato
a una forma di previdenza integrativa.
Altri 242 miliardi restano invece conservati nei bilanci delle imprese con meno di 50 dipendenti, che rappresentano la gran parte delle PMI italiane.
Infine, 98 miliardi di € sono stati versati dalle aziende di maggiori dimensioni al fondo di tesoreria dell'Inps.
Eppure, l'85% del campione di un recente sondaggio Moneyfarm si dice convinto del fatto che destinare il TFR alla previdenza complementare sarebbe economicamente vantaggioso, e il 59% ritiene più sicuro l'investimento in un fondo pensione, piuttosto
che lasciare in azienda (soprattutto quelle di piccole dimensioni sulla cui solidità potrebbero esserci dubbi) il montante accumulato.
In molti, però, poco o male informati, non agiscono e non pianificano in ottica pensionistica...
Ma perché questo è un problema molto serio?
Il fatto che il sistema pensionistico pubblico sia meno stabile e affidabile implica meno certezze per il futuro di tutti noi.
Le donne, in particolare, subiscono un doppio impatto negativo.
La disparità salariale e le interruzioni lavorative, spesso dovute a maternità o impieghi part-time, si riflettono in pensioni più basse rispetto a quelle degli uomini.
Il rapporto Inps di Settembre evidenzia che la pensione media delle donne è di circa 1.069 € lordi al mese, mentre quella degli uomini arriva a 1.750 €.
Un vero e proprio abisso di quasi 700 € al mese che evidenzia ulteriormente l’urgenza di un’integrazione previdenziale, soprattutto per quelle giovani donne (30-39 anni) che aderiscono invece alla previdenza complementare in misura nettamente inferiore
rispetto ai loro coetanei uomini: il 17% di loro rispetto al 27% dei maschi.
Ma aprire un fondo pensione, anche in giovane età, non è di per se sufficiente.
Un aspetto fondamentale è la modalità di investimento nella previdenza integrativa.
Troppi italiani, anche i più giovani, optano spesso per fondi pensione con linee di investimento a basso rischio, o addirittura per linee definite garantite.
Ma questi "motori sottostanti" sono decisamente più adatti a chi è prossimo a tagliare il proprio traguardo pensionistico, non certo a chi ha ancora molti anni di lavoro davanti a sé.
Dal 2007 ad oggi, le linee garantite dei fondi pensione hanno mediamente offerto agli aderenti un rendimento complessivo del 28%, e neanche lontanamente sono riuscite a raggiungere la rivalutazione del TFR pari al 49%.
Tutte le altre tipologie di comparti hanno ottenuto nel medesimo arco temporale risultati superiori, con le linee azionarie che hanno realizzato in media un +98%.
Una strategia troppo difensiva può essere quindi molto penalizzante nel lungo periodo, limitando i possibili rendimenti futuri e riducendo così non di poco l’importo dell'integrazione pensionistica.
Se vogliamo, è un po' come viaggiare in autostrada con il freno a mano tirato.
In conclusione, c'è ancora poca consapevolezza del bisogno previdenziale, e ancor meno capacità di azione per attivarne la futura copertura.
Sono ben consapevole che, soprattutto per i più giovani, sia difficile risparmiare pensando al proprio futuro.
Gli stipendi in Italia sono da anni fermi al palo, ma investire nella previdenza integrativa oggi non è più una scelta facoltativa, ma una vera e propria necessità.
Non si tratta più di costruirsi una pensione integrativa, si tratta di costruirsi una pensione.
Urge quindi una pianificazione previdenziale più efficace e tempestiva, perché il costo dell'immobilismo, oggi che stiamo vivendo la più grande transizione demografica di tutti i tempi, è molto più alto che in passato.
Certamente la pensione è un diritto, ma è anche un importante progetto di risparmio e di investimento.