Nei giorni scorsi ho fatto visita a un giovane cliente, che mi ha detto: "Davide vorrei investire 5.000 € nel titolo azionario di Rheinmetall. Vedo che, con queste guerre, i paesi stanno investendo fortemente in armi, e penso che quest'azienda tedesca possa solo che crescere nei prossimi anni".
Scommettere su un singolo titolo azionario è una strategia che affascina molti investitori, ma i numeri dimostrano che è una strada destinata, nella maggior parte dei casi, a fallire.
Non si tratta solo di buon senso (vedi il classico consiglio "non mettere tutte le uova nello stesso paniere..."), ma di evidenze statistiche che mostrano quanto sia difficile selezionare i pochi titoli vincenti tra la massa di aziende che
non creano valore nel tempo.
Il problema è sempre il solito fondamentalmente: il nostro cervello.
Che troppo spesso è tutto fuorché logico e razionale.
La verità è che non siamo settati per investire, e sono almeno tre i bias, le distorsioni, che albergano in tutti coloro che amano selezionare singoli titoli in cui investire.
Tre errori che portano a vedere una realtà ingannevole, un qualcosa che non esiste.
1.
Uno degli errori più comuni è la sovrastima delle proprie capacità.
Perché chi sceglie singoli titoli da comprare è convinto di saperci fare.
Quando un investitore ottiene un buon risultato sulla compra-vendita di un'azione, tende infatti a convincersi che sia facile pescare le aziende giuste e far meglio di ETF e fondi comuni diversificati.
Questo fenomeno, noto come overconfidence, porta molti a sottovalutare il rischio e a concentrarsi su poche aziende, ignorando il concetto di diversificazione.
2.
A questo si aggiunge un altro errore cognitivo: la familiarità.
Nello scegliere le azioni da comprare, spesso si tende a investire in società che si crede di conoscere bene, come i grandi brand internazionali o le famose aziende nazionali che possono trasmettere un senso di fiducia.
Ma questo non garantisce affatto rendimenti migliori.
Questa distorsione prende anche il nome di home bias.
3.
Troviamo infine il cosiddetto senno di poi.
Guardando le performance passate di aziende che hanno avuto successo, sembra facile saper individuare i futuri vincitori.
Ma la realtà è ben diversa, e i risultati passati non sono garanzia per il futuro.
Le ricerche dell’economista americano Hendrik Bessembinder lo dimostrano chiaramente: negli ultimi 30 anni di storia il 55% delle azioni americane e il 57% dei titoli quotati sul mercato azionario globale hanno reso meno di un titolo di Stato a breve
termine, mentre la creazione di ricchezza nel mercato azionario è stata guidata da un numero ristrettissimo di titoli e aziende.
Con particolare riferimento al mercato statunitense, sole 5 società hanno creato il 10% di tutta la ricchezza generata dal mercato stesso nel trentennio.
Metà della ricchezza creata sul mercato proviene dallo 0,25% delle società più performanti, mentre appena il 2,4% delle aziende quotate negli States è responsabile dell'intera creazione di ricchezza dell'indice americano.
Nel mercato globale questa percentuale scende ulteriormente, arrivando addirittura ad appena l'1,4%.
Solo pochissime azioni generano il complessivo risultato dell'indice.
Sono dati molto eloquenti e per certi versi impressionanti, sintetizzabili in poche parole: investire nella stragrande maggioranza delle azioni non produce valore.
Solo pochissime fanno la vera differenza e generano valore, mentre tutte le altre producono molto più rischio e meno rendimento di un'obbligazione governativa a breve termine.
A meno che tu non sia un mago in grado di individuare i pochi, pochissimi titoli vincenti, non ti resta che puntare sull'intero mercato, in quanto non ci sono alternative alla diversificazione.
Avere in portafoglio anche i titoli perdenti ti darà la sicurezza di salire su quelli vincenti.
Poi è compito dei gestori, investendo in fondi comuni, fare lo stock picking necessario a generare il miglior risultato possibile con il minor rischio.
Diversificare, allora, non è per chi non sa cosa fare.
Perché quando si diversifica si paga certamente un costo talvolta fastidioso, ma consapevole e necessario per ottenere quei risultati che la storia dei mercati finanziari dimostrano esserci.
Quando si diversifica si prende il tutto per avere la certezza di essere posizionati sul poco, anzi pochissimo, che sarà in grado di sprigionare valore nel tempo.
Un valore che ci si aspetta dall'investimento azionario ma che, a ben guardare i numeri, è tutt'altro che facile da rintracciare quando ci si infila nei meandri della selezione dei singoli titoli su cui puntare.